Il mining bitcoin, letteralmente “estrazione” di bitcoin, è una pratica utilizzata per fare soldi, che però va valutata con molta attenzione. Chi si approccia per la prima volta al mondo di questa criptovaluta lo fa spesso nel modo sbagliato. Pensa di poter guadagnare in cinque minuti cercando su Internet “come guadagnare con i bitcoin” o anche più semplicemente “mining bitcoin”. Ma che cosa è veramente il mining di bitcoin e, soprattutto, conviene davvero?
Il mining consiste nel far eseguire calcoli matematici al processore di un computer o a quello della scheda grafica dello stesso. Fino a qualche anno fa era una pratica abbastanza conveniente, probabilmente la migliore per ottenere bitcoin e guadagnare, ma oggi i calcoli del mining sono diventati molto più complessi, ragion per cui avventurarsi con computer di media potenza in questa “giungla” può non portare a nulla. Anzi è anche assai controproducente.
Mining bitcoin: ecco come funziona
Bitcoin (con la iniziale maiuscola, quindi la Rete di riferimento) distribuisce in maniera casuale una quota di monete, una volta ogni 10 minuti circa, ai nodi attivi, ossia a quelli che contribuiscono con la potenza di calcolo del proprio computer alla gestione e alla sicurezza dell’intero sistema. È questa l’attività che viene definita in gergo mining e che dipende dunque in maniera direttamente proporzionale alla potenza di calcolo del computer in possesso.
Insomma, più è potente il computer, più alta è la probabilità di ricompensa. Il problema è che con il passare del tempo, il premio viene dimezzato a cadenze ben precise. Inizialmente, infatti, il numero di bitcoin creati automaticamente per blocco era stabilito in 50 unità nel 2008. Nel 2012 il premio è sceso a 25 e poi giù di conseguenza. Questa quantità, quindi, viene dimezzata ogni 4 anni, in modo tale che in totale, nell’arco di 130 anni, siano creati 21 milioni di bitcoin.
In questo modo, dunque, è aumentata la potenza di calcolo necessaria e, con la progressiva riduzione della ricompensa di generazione nel tempo, la fonte di guadagno per i miner è diventata prevalentemente legata alle commissioni di transazione incluse nei blocchi. Arriverà il giorno in cui non ci sarà più alcuna ricompensa per il mining e l’unica fonte di guadagno saranno le commissioni delle transazioni stesse.
Mining bitcoin: conviene o no?
Chi ha intenzione di cimentarsi con il mining deve avere ben chiara la necessità di disporre di strumentazioni adeguate e di un’organizzazione ben definita. Inoltre, rimane un’attività che più passa il tempo e più sarà complicata e meno remunerativa. È per questo motivo che la maggior parte dei miner ha deciso di organizzarsi nelle cosiddette “mining pool”. Esse sono aggregazioni nelle quali i partecipanti condividono le proprie risorse in termini di energia elettrica e potenza computazionale per poi spartirsi i blocchi generati sulla base del contributo di ciascuno.
Per rendere l’idea: se qualcuno si avventurasse da solo nel mining bitcoin con il proprio computer di casa, potrebbe riuscire a guadagnare nell’arco di un anno 1-2 euro, a meno che non si opti per un processore appositamente realizzato per questa pratica e che si può reperire in vendita anche tramite alcuni store online.